Una storia di fede e di testimonianza

Benventuo/a nel cimitero degli evangeli fiorentini

Avvisi

7 giugno apertura in collaborazione con ‘Appuntamento in Giardino 2025’ orario 8.30-18; ore 10:00 visita guidata ‘Tra le pietre della memoria’  su prenotazione rispondendo a questa mail: cimiteroevangelicoallori@gmail.com

Sulla via Senese, alle porte di Firenze, in prossimità del Galluzzo, nel 1878 le chiese evangeliche fiorentine  (Anglicana, Battista, dei Fratelli, Luterana, Riformata Svizzera e Valdese) aprirono il Cimitero Evangelico “agli Allori” per dare degna sepoltura ai non cattolici che all’epoca non venivano accolti dai cimiteri della città. Di fatto rappresenta la continuazione del cimitero di Porta Pinti detto “degli Inglesi” che a sua volta fu fondato nel 1827 dalla Chiesa Riformata Svizzera grazie alla concessione del Granduca Leopoldo II di Lorena.
 
L’incarico di realizzare il nuovo cimitero fu dato all’architetto Boccini, lo stesso architetto che ha progettato la chiesa russo ortodossa e che ha disegnato la colonna centrale, donata da Archibald Den­nistoun, ultimo membro della famiglia e componen­te del Comitato della Chiesa Evangelica, in memoria dell’apertura del nuovo cimitero. Come per il Cimitero “degli Inglesi”, anche questo Cimitero rappresenta i valori sempre attuali quali l’ecumenismo, l’accoglienza e l’integrazione. Il Cimitero ospita sia 50 nazionalità: quali l’Australia, la Nuova Zelanda, il Giappone e l’Eritrea sia 30 confessioni diverse tra cui, oltre ai cattolici e naturalmente gli evangelici, musulmani ed ebrei. Oggi il Cimitero Agli Allori ospita i credenti e non credenti.
 
Il Cimitero ha dato accoglienza a tante importanti figure italiane e straniere che, attratte dalla cultura rinascimentale e cosmopolita della città dove natura, arte e vita si coniugavano mirabilmente, hanno contribuito alla sua ricchezza culturale nutrendosi ai suoi valori artistici e civili.  Fra queste figure,  numerose  erano le donne artiste, intellettuali, scrittrici; e qui basti citare Ludmilla Assing, Jessie Taylor Hillebrand, Vernon Lee, Elizabeth Boott Duveneck, Sofia Besobrasova De Gubernatis, Dorothy Nevile Lees  e, in tempi più recenti,  Maria Olsufieva fino a Oriana Fallaci, nomi tra i più noti della cultura internazionale; e poi il pittore svizzero Arnold Boecklin, autore del quadro l’Isola dei Morti; Harold Acton, scrittore britannico; la famiglia del patriota ungherese Kossuth; Leonardo Savioli, architetto italiano; Frederik Stibbert, collezionista d’arte britannico; Hinkler, trasvolatore australiano; Roberto Longhi, storico dell’arte, Corrado Feroci (Silpa Bhirasri) – scultore italiano, Larkin Goldsmith Mead – scultore statunitense, Herbert Percy Horne– collezionista d’arte britannico, Ernesto Michahelles (Thayaht) – artista italiano, John Pope-Hennessy – storico dell’arte britannico, Hans-Joachim Staude– pittore tedesco. Accanto a loro, non mancano figure meno conosciute ma egualmente significative e meritevoli di essere sottratte all’oblio.  Il Cimitero, dunque, si offre come testimonianza, documento di vita, monumento d’arte, vero e proprio museo all’aperto che accoglie significativi brani della scultura e delle arti applicate tra otto e novecento. I più importanti scultori toscani vi hanno lasciato traccia, dai Fantacchiotti ai Romanelli, dai Betti al Costoli, Corrado Feroci, Antonio Maraini e, accanto a loro, gli scultori stranieri che avevano scelto di vivere a Firenze come Adolf von Hildebrand . Nei marmi scolpiti sono documentate le correnti del linguaggio accademico purista, del realismo, dell’art nouveau, del simbolismo, del dèco, articolate in un raffinato inventario di stili.


Il cimitero che fa parte dell’ASCE , è un bene tutelato dal Ministero dei Beni Culturali.
 


Contattaci

Via Senese, 184, Firenze
Tel. 055.2320054/055.255667
Email: cimiteroallori@fondazionepas.it – info@cimiteroevangelicoallori.it

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Può essere vanto per una città essere stata, nel corso del tempo, eletta a residenza da innumerevoli persone provenienti da ogni parte del mondo. Può essere vanto, però, solo se vi è la consapevolezza che la città è anche riflesso delle loro vite, dei loro sentimenti, delle loro aspirazioni, e se è mantenuto vivo il ricordo del loro passaggio e del loro risiedervi fino alla conclusione della vita con quanto di irripetibile hanno portato con sé

Maurizio Bossi